Ansia da viaggio di lavoro, i motivi di stress in uno studio di Booking.com

Sebbene il viaggio di lavoro sia largamente percepito come valore professionale e opportunità di arricchimento personale, chi viaggia per lavoro – e si deve misurare con la gestione di contrattempi e logistica di viaggio, di prenotazioni e spese, di barriere linguistiche e destinazioni sconosciute – è anche esposto a una notevole dose di ansia.

Secondo quanto rilevato da Booking.com, scrive Event Report, con una ricerca che ha coinvolto oltre 4.500 business traveller di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Giappone, Cina e Italia, a sperimentare l'ansia da viaggio d'affari è il 93 per cento di chi va in trasferta per conto della propria azienda.

L'ansia comincia a manifestarsi nel momento in cui si entra in aeroporto: metà dei viaggiatori teme che ritardi e cancellazioni dei voli compromettano timing e risultati della missione. Anche le code per superare i controlli di sicurezza producono stress (i più stressati sono i tedeschi, i più tolleranti i cinesi), così come la preoccupazione di smarrire documenti importanti o dispositivi di proprietà dell’azienda.

Una volta che si giunge a destinazione e si recuperano i bagagli (il timore di smarrirli è fonte d’ansia per il 25 per cento dei viaggiatori) intervengono nuovi fattori di stress: il 26 per cento si preoccupa delle barriere linguistiche e culturali e il 20 per cento non si sente a proprio agio in destinazioni che non gli sono familiari. Anche in questo caso, viaggiatori di paesi diversi percepiscono l’ostacolo in maniera diversa: i giapponesi sono quelli che si preoccupano di più per le barriere linguistiche, mentre i cinesi quelli messi a più dura prova dalle differenze culturali del paese che stanno visitando. La lista delle ragioni d’ansia diventa poi più specificatamente lavorativa: il 21 per cento teme la cancellazione del meeting cui deve partecipare, il 16 per cento che i dispositivi elettronici non funzionino come dovrebbero e il 15 per cento si stressa all’idea di dover fare una presentazione di fronte a persone che non ha mai visto prima.

Ma il peggior nemico di chi va in trasferta, secondo solo alla preoccupazione di perdere un volo o una coincidenza, è la solitudine: chi viaggia per lavoro trascorre da solo in media quasi 9 ore al giorno e per questo, contrariamente a quanto si pensa, un viaggiatore su 3 sarebbe pronto a condividere la camera d'albergo con un collega a cui è legato da un rapporto d’amicizia. E anche qui, le differenze culturali sono notevoli: i più disponibili (92 per cento) sono i cinesi, mentre i più contrari (57 per cento) sono i giapponesi.

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